Inserisco l'incipit di uno dei romanzi a mio parere più belli che siano mai stati scritti,
Il dottor Zivago
Fin dalle prime righe l'Autore ci dice come sarà la vita di Jurij Zivago, il protagonista del libro. Una vita colpita e segnata dalle bufere - in particolare da quella della Storia che stravolgerà definitivamente il suo mondo e la sua società - e che forse proprio per questo saprà trovare quel qualcosa che la renderà grande e indimenticabile.
Ah, naturalmente le sdolcinate melensaggini della riduzione cinematografica hollywoodiana non hanno nulla a che vedere con la bellezza, la profondità e la poesia di questo testo straordinario
"Andavano e sempre camminando cantavano
eterna memoria, e a ogni pausa era come se lo scalpiccio, i cavalli, le folate di vento seguitassero quel canto.
I passanti facevano largo al corteo, contavano le corone, si segnavano. I curiosi, mescolandosi alla fila, chiedevano: "Chi è morto?" La risposta era: "Zivago." "Ah! Allora si capisce." "Ma non lui. La moglie." "È lo stesso. Dio l'abbia in gloria. Gran bel funerale."
Scoccarono gli ultimi minuti, scanditi, irrevocabili. "La terra del Signore e la sua creazione, l'universo e ogni cosa vivente."
Il prete nel gesto della benedizione gettò un pugno di terra su Màrija Nikolàevna. Fu intonato "Con gli spiriti giusti." Poi tutto prese un ritmo spaventoso. La bara fu chiusa, inchiodata, calata nella fossa. Tambureggiò la pioggia delle palate di terra, rovesciata in fretta, con quattro vanghe, sulla cassa, finché non si formò un piccolo tumulo. Sopra vi salì un ragazzo di dieci anni.
Soltanto quello stato d'inebetito torpore, che di solito prende alla fine d'ogni imponente funerale, poté creare l'impressione che il bambino volesse tenere un discorso sulla tomba della madre.
Lui sollevò la testa e dal tumulo abbracciò con sguardo assente i deserti spiazzi autunnali e le guglie del monastero. Il suo volto camuso si contrasse. Il collo si protese. Fosse stato un lupacchiotto a levare il capo in quell'atto, c'era da credere che avrebbe preso ad ululare. Il ragazzo si coprì la faccia con le mani e scoppiò in singhiozzi. muovendo verso di lui, una nube cominciò a colpirlo sulle mani con le umide sferze di un gelido scroscio."
Boris Pasternak - Il dottor Zivago
Traduzione di Pietro Zveteremich